Scuola
Nuova Scuola Edile Professionale di Forlì-Cesena
In provincia di Forlì-Cesena l’istruzione professionale in edilizia affonda le sue radici abbastanza lontano nel tempo. Già nel primo dopoguerra la Cassa Edile, in collaborazione con l’Associazione delle Imprese Edili, predispone almeno una volta all’anno, nel periodo invernale, corsi serali per i lavoratori che vogliono acquisire una preparazione di base su alcune mansioni essenziali del muratore, del carpentiere e del ferraiolo. Si tratta di un primo, importante tentativo di fornire a una manodopera dequalificata, in genere proveniente da altri contesti regionali o da altri settori produttivi, un approccio corretto a un mestiere di grandi tradizioni ma che stenta a tenere il passo con fenomeni, come quelli della ricostruzione e del boom economico, che coinvolgono fortemente il settore delle costruzioni. Il modello didattico adottato resta comunque confinato in un ambito di nozioni generiche, senza un approccio specialistico ai temi emergenti connessi all’industrializzazione del cantiere e all’introduzione di materiali e tecniche nuove.
Questa esperienza si sviluppa con una certa costanza dal 1960 fino al 1980, prima solo a Forlì, poi anche a Cesena. Ma già alla fine degli anni settanta si pone mano al progetto di una vera e propria scuola con una sua sede autonoma. L’edificio sorge a Panighina di Bertinoro, a metà strada fra Cesena e Forlì, ed è dotato fin dall’inizio di una buona disponibilità di spazi: un grande laboratorio per l’addestramento pratico, due ampie aule per le discipline teoriche e una serie di uffici per la gestione e l’amministrazione. È così che nel gennaio 1985 si apre finalmente una nuova stagione formativa per l’edilizia in provincia di Forlì-Cesena. La Scuola Edile avvia ufficialmente la sua attività con un corso di Disegno per la pratica di cantiere. È il primo di una lunga serie di corsi di qualificazione con i quali si tenta, in un periodo di grave crisi del settore, di offrire migliori strumenti professionali alle maestranze occupate o disoccupate. L’attenzione viene rivolta, in particolare, alle tecniche tradizionali e di restauro relative alle murature, agli intonaci, alle pavimentazioni e alla carpenteria. Ma non solo, corsi specifici vengono attivati anche su altre mansioni più usuali nel cantiere edilizio, come la conduzione delle gru a torre, degli impianti di betonaggio e delle macchine complesse; oppure, su problemi non sempre adeguatamente considerati, come le fognature e il consolidamento strutturale degli edifici. A questa linea d’intervento se ne aggiunge successivamente un’altra, rivolta ai ragazzi provenienti dalla scuola media che intendono intraprendere il mestiere di muratore polivalente. Tutto questo in una fase in cui il settore edilizio riprende a “tirare” e le imprese sono più disponibili a introdurre gli allievi della scuola nei cantieri. Insomma, fin dalle prime battute vengono a configurarsi due modelli didattici ben precisi: quello della riqualificazione del personale esistente e quello della prima formazione per i giovani che entrano nel settore. A cui si aggiunge il nuovo obiettivo della formazione permanente, al fine di offrire a ogni lavoratore una formazione personalizzata, in linea con le esigenze mutevoli del mercato e, conseguentemente, delle imprese.
Negli anni novanta inizia per la Scuola Edile e per il Comitato Paritetico Territoriale (costituitosi nel frattempo) la grande sfida della sicurezza. Di fronte a un nuovo quadro normativo che recepisce anche in Italia i nuovi standard europei (D.L. 626/94 e D.L. 494/96), vengono avviati specifici percorsi di formazione che si rivolgono sia alle imprese che ai lavoratori, identificandone i ruoli e le responsabilità per quanto concerne le misure di prevenzione e protezione individuali e collettive. Con la consapevolezza che non basta osservare le regole prescritte e mettere a norma le apparecchiature: c’è un dovere alla sicurezza, che deve diventare tout court una vera e propria cultura della sicurezza. Gli anni novanta producono anche significative occasioni di incontro e di collaborazione fra molte scuole edili italiane. Nasce l’ARSE (Associazione Regionale delle Scuole Edili dell’Emilia Romagna) che, in collaborazione con il Formedil nazionale, porta avanti progetti importanti a livello europeo: è il caso del programma Adapt/J100-Regiones, sulla “Sicurezza integrata nel settore delle costruzioni”; o del programma Reforme, su “Recupero ed evoluzione settoriale”. In questo contesto più avanzato la Scuola Edile di Forlì-Cesena diviene protagonista di numerosi progetti e gruppi di lavoro ed entra in rapporto con molte scuole di formazione italiane e straniere; inoltre, diviene operativo un gemellaggio con la Scuola Edile di Kassel, in Germania, con scambi ripetuti di allievi.
Negli ultimi dieci anni la Scuola Edile di Forlì ha fortemente incrementato la sua attività, rispondendo in questo modo alle esigenze di un mercato della formazione in progressiva crescita. Il rapporto con le altre scuole edili della regione si è ulteriormente rafforzato nell’ambito del Formedil Emilia Romagna. I corsi hanno assunto indirizzi orientati sempre di più alla cultura della sicurezza, secondo le indicazioni delle parti sociali – associazioni imprenditoriali e sindacati – e di una normativa in continua evoluzione. Si possono citare, a questo proposito, i corsi di base per neoassunti, o quelli per il pronto soccorso, l’antincendio, i dispositivi anticaduta, fino a giungere alla specifica formazione dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza (RLS). Viene istituzionalizzato (insieme a un altro ente) anche l’obbligo formativo per i ragazzi al di sotto dei diciotto anni, con corsi per operatori edili alle strutture e alle infrastrutture di durata biennale. Si continua a produrre formazione in settori di carattere più tradizionale, come quelli per tecnici di cantiere, tecnici contabili, carpentieri, operatori stradali, conduttori di gru a torre, carri ponte e muletti. Nel contempo, tramite Fondimpresa e Foncoop si attivano nuovi corsi sulle macchine complesse per pali di grande e piccolo diametro, sui ponteggi, sulle piattaforme aeree. Con l’introduzione delle sedici ore, inoltre, la Scuola viene chiamata, a cadenza settimanale, a garantire un ingresso più consapevole in impresa ai nuovi assunti. Infine, la grave crisi che investe il settore delle costruzioni ha reso necessaria la disponibilità, da parte della Scuola, ad accompagnare sul piano formativo tutti coloro che entrano in cassa integrazione. Insomma, dopo venticinque anni dalla sua nascita, si può affermare che l’attività della Scuola Edile di Forlì-Cesena si estende a 360 gradi su tutte le tipologie formative, con particolare riferimento all’utilizzo in sicurezza delle moderne tecnologie di cantiere. Complessivamente la Scuola propone oggi oltre cento corsi l’anno, per un totale di 3.500 ore di formazione e con la partecipazione di circa mille persone.